Talk show, Internet e bla bla globale. Così comincia l’eclissi della politica.

In un articolo di alcuni anni fa Umberto Eco calcolava, con paradossale ma oggettiva e inconfutabile precisione, il tempo da dedicare alla propria ricerca e alla propria specifica attività che rimane a uno studioso, in una giornata, detratte le ore destinate al sonno, ai pasti, alla toilette, alle urgenze burocratiche, alla corrispondenza, ecc….Non ricordo la cifra che risultava da quel computo accurato, ma si trattava di una minima frazione di tempo, certo insufficiente a qualsiasi approfondimento di qualsiasi ricerca o argomento Ovviamente la porzione di tempo residuo è tanto più esigua quanto più vasta è la notorietà del bersagliato…

Quel calcolo di Eco darebbe risultati sempre comici ma ancor più allarmanti – e più gravi, per le conseguenze che implicano per la realtà del Paese – se fosse applicato all’attività dei politici, dalla quale dipende la vita del Paese. Quante ore un politico può dedicare realmente allo studio dei problemi che incalzano il Paese e ai modi in cui risolverli ?

Vi sono ad esempio innumerevoli, gravose ancorché ineliminabili e significative attività rappresentative che assorbono sempre di più specialmente chi occupa una posizione autorevole e ufficiale: le ricorrenze, le cerimonie, gli incontri con tutte le forze e le categorie possibili e immaginabili, le inaugurazioni. Tutto ciò è necessario e riveste pure un valore simbolico reale, ma la crescente inflazione di tali obblighi rituali esige e divora sempre più tempo, lasciandone sempre meno al reale lavoro politico, a! quale rimane, di lavoro effettivo, qualche manciata di minuti frantumata da continue interruzioni.

Un ulteriore colpo di spugna, che cancella non il reale, bensì la possibilità di studiarlo e cambiarlo, è costituito dalla proliferazione dei talk show politici, dalle trasmissioni televisive consacrate alla politica. Non è in questione la loro qualità, ma la loro espansione cancerosa, che sembra occupare sempre più totalmente e dunque divorare, consumare, distruggere la politica concreta. Partecipare a un talk show politico richiede tempo: il viaggio o anche solo la traversata del traffico della grande città; le inevitabili ritualità e attese prima dell’inizio; nelle ore precedenti, la messa a punto delle cose da dire; in certi casi l’ansante informazione su dati riguardanti il tema della serata, che non sempre, comprensibilmente, il leader o mini leader o esponente di una o dell’altra parte politica conosce, perché non si può conoscere tutto.

In quelle circostanze, non si è più sé stessi quanto piuttosto segretari di sé stessi. Nessuno prende parte a una trasmissione politica televisiva per portare un reale contributo, ancorché minimo, alla soluzione di un problema, ma soltanto perché bisogna esserci. Non per vincere, ma per non fare brutta figura, per non perdere.

Una macchina divoratrice parassitaria di tempo e dunque intralcio allo studio dei problemi da risolvere sembra diventare pure il web, peraltro nato per comunicare e capace di permettere una straordinaria comunicazione, come è tante volte accaduto e ancora accade. Ma pure il web sta diventando una fissazione maniacale, fonte di rapporti spesso astratti e irreali, che – anziché far conoscere il mondo grazie al computer – fa conoscere il computer invece del mondo, come nella famosa storia di quel tale che, quando gli mostrano la luna, non guarda la luna ma il dito che la indica. Strumento di democrazia, il web può diventare un’assemblea pulsionale indistinta, che nega la democrazia ed è forse un sintomo rilevante di quella crisi della democrazia rappresentativa che sempre più ci sgomenta e che Tocqueville ha previsto con centocinquant’anni di anticipo, vedendo nell’America, culla e baluardo della democrazia, il laboratorio della sua degenerazione e dei rimedi a quest’ultima.

Le trasmissioni politiche televisive sono, in genere, condotte egregiamente e costituiscono un accattivante spettacolo per chi le guarda, probabilmente fra i più accattivanti fra quelli offerti dalla televisione. Ma bisogna sapere che, così come un affascinante film o telefilm giallo non contribuisce a combattere la criminalità, un talk show politico non contribuisce, neanche indirettamente e alla lontana, ad aumentare la produttività, a migliorare l’assistenza sociale o a facilitare un accordo di governo. È una cosa simpatica per chi la guarda e sostanzialmente sterile per chi vi prende parte, come è sterile il crescente predominio, ormai necessario ma non perciò meno soffocante, del dire sul fare.

d’après Claudio Magris, Il Corriere della sera, 8 maggio 2013

I. VERSION (sur 20 points)

Traduire depuis le début du texte, «In un articolo di alcuni anni fa… », jusqu’à «… modi in cui
risolverli ?».

II. QUESTIONS (sur 40 points)

1. Question de compréhension du texte :
Spiegate : « il crescente predominio del dire sul fare ».
(100 mots + ou 10%*; sur 10 points)

2. Question de compréhension du texte :
Spiegate : « la macchina divoratrice parassitaria di tempo ».
(100 mots + ou -10% [[Le non respect de ces normes sera sanctionné. Indiquer le nombre de mots sur la copie après chaque question]] ; sur 10 points)

3. Question d’expression personnelle :
Il Web, strumento di conoscenza universale e di democrazia ? Cosa ne pensate ?
(300 mots + ou – 10%, sur 20 points)

III. THÈME (sur 20 points)

Des monstres sur la lagune

Devant le Palais des Doges, un paquebot dressé comme un immeuble de huit étages surmonté d’une cheminée crachant un panache noir, glisse sur les eaux, démesuré, absurde, dominant de toute sa hauteur les toits de tuile rouge de Venise. « C’est une vision de cauchemar », lâche Maria Grazia, une guide touristique à Venise. Les remous qu’il provoque sur la lagune font trembler les fenêtres de son appartement donnant sur le quai. Vingt fois par jour, un de ces monstres flottants traverse la ville-musée. A les voir défiler, on se demande si Venise et la lagune, classées au patrimoine mondial par l’Unesco en 1987, sont encore réellement protégées. Censées préserver ce joyau pour les générations futures, les autorités italiennes ont apparemment du mal à s’organiser. En attendant, le trafic continue.

Le Nouvel Observateur, 02/08/12