Sujet Italien LV1 CCIP 2010

TRADUCTION DE FRANÇAIS EN ITALIEN

À Ciaculli, dans les environs de Palerme, fut inauguré en 2005 un « jardin de la mémoire » dédié aux martyrs de la lutte contre la Mafia. Depuis quelques années, dans certaines villes italiennes, une journée « de la mémoire et de l’engagement » est l’occasion d’une lecture publique des noms des centaines de victimes du combat contre la Mafia. L’émergence d’une mémoire publique avec ses rites, ses dates anniversaires, est l’un des phénomènes les plus marquants de ces dernières années. Il peut être interprété comme l’expression de la détermination des autorités et de la société civile dans la lutte contre le crime organisé. Ce processus mémoriel n’en traduit pas moins, également, une forme d’impuissance, dans une guerre dont l’issue est aussi éloignée qu’incertaine. La gravité de la « question criminelle » en Italie pourrait se résumer en quelques chiffres : le nombre des homicides mafieux perpétrés dans le Mezzogiorno reste extrêmement élevé.

Au silence ayant entouré pendant près d’un siècle l’expansion de Cosa Nostra a succédé le vacarme presque quotidien fait autour de la « question mafieuse » dans la presse, l’édition, les télévisions ou le cinéma. Le succès du récit-enquête Gomorra, témoigne de l’intérêt mais aussi de la fascination qu’inspire la criminalité organisée en Italie et dans le monde.

M.-A. Matard-Bonucci, Les mafìas

In: L’Italie contemporaine, Fayard, 2009

TRADUCTION D’ITALIEN EN FRANÇAIS

Il ponte della solita ora

Il giorno dopo era di nuovo all’Accademia, in mano la sua piccola telecamera, a muoversi in mezzo alla gente che andava e veniva in cima al ponte, dall’altra parte del ponte, mentre decine di vaporetti percorrevano il canale, come un turista che fosse tornato sul luogo dove avesse dimenticato o perduto qualcosa. Benché, come il giorno prima, nessuno badasse a lui, sentiva un po’ di imbarazzo verso se stesso quasi si vedesse dall’esterno e riconoscesse l’uomo che il giorno prima aveva fatto gli stessi gesti, gli stessi movimenti da un punto all’altro e si chiedesse che cosa lo spingesse a comportarsi in quel modo. Si rendeva conto che l’aver colto per caso quella telefonata e l’insistenza con cui continuava a pensarci aveva un crescendo febbrile, ma pensava anche che il fatto stesso di rendersene conto lo avrebbe protetto dal pericolo che tutta quella storia prendesse una piega malata. Del resto che gli importava? Accadesse pure quello che doveva accadere. In fondo era benvenuta quella febbre e lui ora stava facendo una breve vacanza, godendo di un dono del destino che gli offriva l’occasione di rendere più intenso il suo soggiorno in città. Ecco, questo soprattutto. La vecchia fastidiosa sensazione che a Venezia non accadesse più niente stava svanendo in quei giorni ed era ciò che contava a dispetto di quelle riflessioni moleste come farfalle notturne che non si erano accorte che la notte era finita da un pezzo. E dunque basta, pensò guardandosi attorno.

Alberto Ongaro, Il ponte della solita ora, Piemme 2006

EXPRESSION ECRITE

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PENSIERO INNOVATIVO

Spendere tanto è superato. Oggi è sempre più importante saper dare il giusto valore alle cose. Anche perché un prezzo basso non significa minore qualità. E così cambiano le regole del gioco.

L’annuncio è recente: i giovani inglesi abbandonano il sogno di una casa di proprietà e decidono di investire per intero gli stipendi su piaceri quotidiani, abiti e ristoranti, viaggi e benessere. Cicale sull’orlo di un tracollo? Nient’affatto. Secondo la National Association of Estate Agent che ha condotto l’indagine, i nativi del low cost, cresciuti nella cultura di prezzi se non del tutto negoziabili almeno accettabili, sono ormai abituati a centrare rapidamente una griglia di bisogni variegati. Immobilizzare aspirazioni e soldi in vista del futuro, considerati l’aumento del costo della vita e il minore valore d’acquisto degli stipendi, è diventato anacronistico.

Di conseguenza : stile di vita a basso costo ma ad alto valore qualitativo ed esperienziale.

Inaugurato da format di mercato come i discount tipo Lidi, e cresciuto alla luce di strategie aggressive, come quelle delle prime tre nel mercato dei viaggi, Ryanair, Easyjet e AirBerlin; rappresentato da marche come Zara ed H&M, pronte a replicare, a prezzi neppure minimamente confrontabili, le direttrici di moda lanciate per le stagioni dalle collezioni  » haute ». In tutte le sue declinazioni, esibisce un denominatore comune: ridefìnire il prezzo, ristabilendo il rapporto tra le cose e i consumatori e riconnotando la parola « qualità ». Trasversale per età, sesso, professione, il popolo del low cost include il 60 per cento degli italiani, secondo il rapporto Censis 2008: se i consumi hanno subito una flessione reale, il 76% dei consumatori ha acquistato prodotti di marca commerciale, il 54,3% ne ha intensificato l’acquisto negli ultimi tempi, il 72% ricorre a prodotti in offerta speciale. Altri comportamenti sono emblematici di una tendenza destinata a durare: il 53% va ai mercati rionali per prodotti alimentari, il 48,8% all’hard discount. Gente che prende aerei a prezzi stracciati. Giovani che telefonano con Skype, frugano nei mercati, navigano in cerca di occasioni, mescolano accessori griffati ad abiti senza marca. Questione di gusto, di scelte. E di virtù, più che di necessità: essere low cost vuol dire essere informati, scegliere, usare più consapevolmente le proprie risorse. Risparmiare da una parte per avere più soldi da investire in altro. « Il low cost ha poco a che fare col neofrugalismo: è un fenomeno precedente, che però la crisi rende più visibile », nota il sociologo Giampaolo Fabris, esperto di Sociologia dei consumi: « La gente si è trovata al centro di un fenomeno nuovo : di colpo, grazie a nuove forme di distribuzione, dai mercatini agli outlet, ha scoperto che a prezzo basso non corrisponde minore qualità. Ha stabilito un rapporto nuovo con il prezzo delle cose, un diverso atteggiamento verso gli acquisti ». Più aristocratico, più snob.

Obiettivo: non sprecare. Evitare gli inganni. « La parola d’ordine è: spendere bene. Non risparmiare a tutti i costi, ma sapersi destreggiare tra outlet, factory, discount », aggiunge Fabris: « L’aumento dei canali distributivi ha fatto aumentare l’attenzione: il prezzo deve essere quello più giusto. Niente di pauperistico, semmai il risultato di un desiderio legittimo di non buttare via il denaro ». Conseguenze? La qualità è nuda: prescinde dalla marca, assume su di sé valori nuovi. « Anche l’interpretazione della qualità si fa smaliziata. L’etica d’impresa, la responsabilità sociale entrano nel suo tessuto. A un bene che vale si richiede che sia durevole. Che abbia contenuti innovativi ». Che sia davvero sostenibile. »Purtroppo il marketing non sta intercettando questo sistema di valori, continua a proporre strategie antiquate. Al massimo propone drastici ribassi di prezzi. Ma più si abbassano i prezzi, più i consumatori si aspettano che scendano ancora ».

Non è d’accordo Sandro Castaldo, direttore dell’area Marketing della Sda Bocconi: « Il low cost è nel mirino degli esperti di comunicazione. Si pensi ai punti vendita, sempre più vicini al gusto del pubblico. Volutamente minimalisti, più che spartani, dove nulla è lasciato al caso ». In primis, il messaggio: non far mai sentire chi compra uno con pochi mezzi. Semmai uno più furbo e moderno di altri. « Il marketing del low cost fa leva sul desiderio di sentirsi eleganti: con una marcia in più. Deve dare a chi compra l’impressione di aver fatto un affare », nota Castaldo. Un bene è esclusivo perché io l’ho scovato, l’ho reso originale accostandolo ad altre cose che ho già. « Abbiamo coltivato per anni il pregiudizio che la qualità dovesse costare, non solo per un patrimonio di qualità artigianale che ha costi più alti, ma per un’idea di esclusività correlata a prezzi alti. È la convenzione che il low cost ha spezzato. Ora che è a tutti chiaro che certi prezzi sono ingiustificati. Ma il problema è più ampio. La sfida del low cost è far ripensare i rapporti tra industria e distribuzione, nella rivoluzione della logistica, nell’identificazione tra parte produttiva e distributiva ».

Questione di modelli di business. Chris Anderson, di ‘Wired’, tra i numeri primi del pensiero innovativo, addita i modelli economici ‘della post-scarsità’. Il futuro? Un mondo che, partito dal low cost, fa piazza pulita del prezzo: nulla si paga più. E tutti ci guadagnano. Sarà il low cost 2.0. L’era del gratis assoluto.

Da Sabina Minardi, L’Espresso, 13 novembre 2009

Répondre en ITALIEN aux questions ci-dessous : (250 mots environ pour chaque réponse)

1. Partendo dal testo, quale paragone potete stabilire tra « lo stile di vita a basso costo ma ad alto valore qualitativo » e lo stile proposto dal marketing tradizionale?

2. Vi sembra importante il fatto di « non far mai sentire chi compra uno con pochi mezzi »? Tale proposta sarebbe, secondo voi, da riallacciare ad un atteggiamento umanistico o ad una strategia commerciale?