TRADUCTION DE FRANÇAIS EN ITALIEN

Je ne méprise pas les hommes. Si je le faisais, je n’aurais aucun droit, ni aucune raison de les gouverner. Je les sais vains, ignorants, avides, inquiets, capables de presque tout pour réussir. Je le sais : je suis comme eux, du moins par moments, ou j’aurais pu l’être. Entre autrui et moi, les différences que j’aperçois sont trop négligeables pour compter dans l’addition finale. Je m’efforce donc que mon attitude soit aussi éloignée de la froide supériorité du philosophe que de l’arrogance du César. Les plus opaques des hommes ne sont pas sans lueurs : cet assassin joue proprement de la flûte ; ce contremaître déchirant à coups de fouet le dos des esclaves est peut-être un bon fils ; cet idiot partagerait avec moi son dernier morceau de pain. Et il y en a peu auxquels on ne puisse apprendre convenablement quelque chose. Notre grande erreur est d’essayer d’obtenir de chacun en particulier les vertus qu’il n’a pas, et de négliger de cultiver celles qu’il possède. J’ai connu des êtres infiniment plus nobles, plus parfaits que moi-même, comme ton père Antonin ; j’ai fréquenté bon nombre de héros, et même quelques sages. J’ai rencontré chez la plupart des hommes peu de consistance dans le bien, mais pas davantage dans le mal.

Marguerite Yourcenar, Mémoires d’Hadrien, Gallimard, 1974

TRADUCTION D’ITALIEN EN FRANÇAIS

È un fatto che l’Italia non può più permettersi di subire terremoti e alluvioni senza trarre lezioni dal passato. E forse ora qualcosa timidamente si muove, anche su spinta della presidenza della Repubblica. A Spoleto è nato un Centro euromediterraneo che raccoglie la documentazione sugli eventi estremi e i disastri. « È incredibile quanto si debba insistere per fiar capire cose di un’ovvietà assoluta», dice il professor Domenico Giardini, nuovo presidente dell’Istituto nazionale di geofisica. «Le cose giuste le aveva già dette Rousseau dopo il terremoto di Lisbona del 1755. Disse che l’ecatombe è fatale se l’uomo si ostina a costruire case di sei piani in zone sismiche. Ma noi ormai siamo così freneticamente proiettati sul futuro che non abbiamo più tempo di riflettere sul passato e ogni catastrofe ci sembra un evento eccezionale. È un’amnesia fatale per un Paese che ha una media di mille morti l’anno per terremoti». In confronto alla cecità dell’oggi era quasi meglio la vecchia superstizione, quando alluvioni e terremoti erano punizioni divine. C’erano almeno i preti a tenerci in allerta con le processioni che evocavano il male con scongiuri, simbologie, rituali e precisi anniversari liturgici. «Solo chi ricorda sa il pericolo che corre, e quindi accetta di sottoporsi a regole che gli salveranno la vita», sbotta Emanuela Guidoboni, storica dei terremoti e ideatrice del centro di Spoleto. «Per salvarci dai disastri, una forte memoria condivisa è più importante di un sofisticato tecnicismo chc porta fatalmente a delegare le soluzioni a pochi, a scelte verticistiche, e allo scavalcamento delle regole. Ricordare ci aiuta invece a fare scelte democratiche e condivise, e a mobilitare la parte migliore di noi».

Massimo Recalcati-Paolo Zellini, La rivincita dello zero, La Repubblica. 2011.